ART SEED #17. GIACOMO GHIDELLI. 45°28’32.23″N 9°08’58.29″E
SE MAOMETTO
Era una notte buia e tempestosa: “Il solito temporale infuocato di metà agosto”, pensavano le statue racchiuse nel Museo. Ma le statue pensavano anche ad altro. Pensavano che era proprio un brutto periodo: assomigliava a quello del virus che aveva tenuto tutti in casa e nei musei non ci veniva più nessuno. Perché anche in quell’agosto le sale erano vuote. E le statue ci soffrivano. Ogni ora che trascorreva nell’assenza delle persone era un colpo al loro narcisismo. Perché a loro piaceva un sacco sentirsi dire “Ma che bella!”, “Chissà come avrà fatto a farla!!”, “Che volto stupendo!!!” e più punti esclamativi c’erano nei discorsi delle persone più loro godevano. Ma adesso, con tutto quel silenzio? Con tutta quella mancanza di sguardi?
Passò ancora qualche giorno, sinché al Pensatore non venne un’idea. “Ma se la gente non viene a vederci, perché non andiamo noi a farci vedere?” esclamo a un tratto levandosi in piedi. Le altre statue applaudirono con rumore di pietra che sbatte contro pietra. Il giorno dopo era domenica. Il Museo sarebbe stato chiuso anche se loro non capivano perché avessero deciso di tener chiuso proprio di domenica, il giorno in cui forse poteva venire più gente, ma tant’è. In ogni caso non ci sarebbero stati i guardiani. Così la mattina seguente, alle 10 in punto, tutte le statue uscirono. Ma non c’era nessuno. Il Pensatore si sedette un attimo su un gradino, appoggiò il mento alla mano, e dopo un po’ disse: “Non c’è nessuno perché siamo in centro, e alla domenica è tutto chiuso. Torniamo dentro. Usciremo domani”. “E no – disse La Nike di Samotracia parlando con voce da ventriloqua – Se la gente è in casa, andiamo da loro. Andiamo dove la gente abita!” “E sapete cosa vi dico? – aggiunse il Mosè che aveva voglia di tornare a guidare le genti – Portiamo con noi anche i quadri, che si divertano un po’ anche loro”.
Fu così che per la città quella mattina si snodò uno strano corteo, che lasciava di sasso tutti quelli che lo incontravano: decine e decine statue, ciascuna portando un quadro, che camminavano imperterrite verso luoghi sconosciuti. Si sparpagliarono così in qua e in là, e ciascuna di loro, quando vedeva un palazzo abbastanza grande che le piaceva, si fermava, deponeva da qualche parte il quadro che aveva portato con sé, e riassumeva infine la sua solita posa naturale.
“Ma Gianna, vieni a vedere cosa succede”, disse a quel punto Pino guardando fuori dalla finestra. Ed era quella un’esclamazione che stavano facendo in tanti, naturalmente ciascuno con il proprio nome. E ci fu qualcuno che, per vedere meglio, scese in strada; ci fu chi chiamò la sua amica per invitarla ma lei gli disse che anche sotto le sue finestre c’era una bellissima statua e che andasse lui da lei. Ci furono due che cominciarono a baciarsi come quelli nella statua di Stephan Sinding. Ma poi ci fu anche chi prese un blocco e cominciò a copiare il quadro che stava proprio lì ai suoi piedi, appoggiato al lampione, perché lui non aveva mai visto una meraviglia simile, e, quando il disegno fu terminato, capì di colpo che disegnare gli apriva la mente. Un altro cominciò a girare attorno a due o tre statue con la sua macchina fotografica, scattando come un matto e poi, dopo essere corso a casa, con il computer disegnò un meraviglioso paesaggio abitato proprio da quelle statue, che poi stampò in tante copie che andò poi ad appiccicare sui muri del suo quartiere che erano tutti un po’ scrostati, rendendoli finalmente belli. Un altro invece si mise a scrivere poesie sulle statue e sui quadri che incontrava nella sua passeggiata, che poi pubblicò sulla sua pagina Facebook con i suoi 238 amici che gli fecero tanti complimenti.
Infine Germano Celant, a cui avevano raccontato questa cosa, fece un giro e poi disse: “Bellissimo. Devo trovargli un nome”. Ci pensò un attimo e poi concluse: “Ma semplice: si chiamerà Museo Diffuso e queste statue e questi quadri faranno parte dell’esercito degli Art Seeds, che porteranno nuova vita nel mondo dell’arte. Anzi: che la nuova vita l’hanno già portata”. E se ne andò a scrivere un saggio su questo nuovo, meraviglioso evento.