ART SEED #9. MATTEO BERRA. 45°59’39.66″N 9°55’70.78″ E
Il giorno in cui si spense il sole.
Un giorno piuttosto tranquillo, ero andato a fare visita ad una amica artista che abita nelle campagne bagnate dal Ticino, a sud di Malpensa. Zona di colline e cascine, la famiglia in casa per il pranzo, col sole del mezzogiorno che illumina i locali della casa di campagna. Si mangia, si scherza, si beve. Il tempo si ferma, il mondo in un singolo istante si sgretola. Sento distintamente il mio cervello vacillare, poiché l’impensabile è accaduto. Non c’è tempo per capire perché, ne quantomeno come. Ma la percezione è perfetta, nitida e incontestabile. Il sole si è spento. Gli occhi lo hanno visto. Non stavo guardando il sole, ma la luce è mancata, per un istante solo, ma davvero la luce è mancata. É come se per un istante il suolo scomparisse da sotto i nostri piedi e sentissimo chiaramente che stiamo iniziando a cadere. Il mondo non ci sorregge più. Il sole che scompare non è solamente il problema di per se stesso. Tutta la realtà viene messa in discussione. Se non vi è più permanenza dei fenomeni allora domani la mia auto sarà viola, non troverò più il panino nello zaino dove lo avevo messo, la porta del cesso aprirà su un garage delle Hawaii. Se le cose non avvengono più con una coerenza, se il sole scompare ad un certo punto della sua traiettoria in cielo, allora nessun passo è possibile, nessuna scelta ha senso, se il risultato è arbitrario, soggetto ad un caso cieco, muto e sordo. È durato solo un istante. Nel quale il mondo mio è scomparso. Passato il quale ero naturalmente dove ero prima, seduto a pranzo. Ho fatto subito notare: “Ma ragazzi è andato via il sole!”. La spiegazione semplice e banale: “Ah si a volte ci passa davanti un aereo”. Sentirsi un cretino dopo aver assistito alla fine di ogni certezza. Ma per un istante il mondo era morto ed io ero vivo a guardare il niente. Ho vissuto quell’istante come una vita separata. Iniziata e finita, breve ma compiuta. Stupenda e tremenda, vera, ma vissuta solo da me e dal mio cervello che non poteva immaginare cosa potesse essere successo.
Aprile 2020.

